Assoallenatori
MyAiac
Addio Ilario. Ulivieri: Castagner, un esempio
Archivio news
Pubblicato il: 2023-02-20 10:05:05
«Oggi se ne è andato il sorriso più bello del calcio italiano». Così Federico Castagner ha iniziato il suo messaggio social che annuncia la scomparsa di suo padre, Ilario Castagner, avvenuta oggi, all'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove l'ex tecnico, nato a Vittorio Veneto 82 anni fa, era ricoverato. Ci ha lasciato dunque un altro grande protagonista del nostro sport, un uomo sensibile, un allenatore preparato e innovatore, che proprio a Perugia aveva scritto la parte più significativa della sua storia, oltre a quella del club, e una pagina indimenticabile della serie A, guidando i grifoni 1978-79 a uno storico secondo posto record, da imbattuti. Prima di lui nessun allenatore c'era mai riuscito. Un'impresa che gli valse il Seminatore d'Oro. Nel suo palmares una Mitropa Cup (1987, ad Ascoli), e quattro promozioni, tre col Perugia (1 dalla C alla B e 2 dalla B alla A) e una col Milan, riportato in A nel 1983.
Particolarmente colpito, Renzo Ulivieri, presidente dell'Assoallenatori: «Se n'è andato un bravissimo collega ma soprattutto un amico di una vita. Con Ilario ho condiviso l'inizio della carriera, frequentando insieme il corso a Coverciano e in seguito tante stagioni appassionate di un calcio che non c'è più ma che ci ha lasciato grandi esempi come appunto quello di Castagner».
Su Allenatori d'Italia, Alessandro Fiesoli ha scritto così di lui:
Un imbattibile è per sempre. Ilario Castagner è nella storia del calcio grazie a un record nato con lui e il suo Perugia dei miracoli 1978-79: primo allenatore ad aver chiuso un campionato di serie A senza neanche una sconfitta. Dopo di lui solo Capello (Milan 1991-92), e Conte (Juventus 2011-12). La sua stagione prodigio: 30 giornate, 11 vittorie e 19 pareggi, secondo posto, a -3 dal Milan campione di Liedholm, quello della stella per il 10° scudetto. Una pagina storica, non solo provinciale, e anche frutto di innovazioni. Il presidente Franco D'Attoma si inventa lo sponsor sulle maglie, aprendo una nuova strada al business del pallone. Come Direttore sportivo, Silvano Ramaccioni. E Castagner, ispirandosi anche all'Ajax di Michels, modella il Perugia intorno all'idea del calcio totale, con due terzini d'attacco, Nappi e Ceccarini, un libero dai piedi buoni, Frosio, un pivot nel centrocampo a rombo, Vannini, Bagni scatenato sulla destra, Casarsa alla Hidegkuti, oggi si direbbe "falso nueve", Speggiorin attaccante. Gran ritmo, aggressività, pressing, gli inserimenti dei centrocampisti, una spolverata di futuro. Il suo capolavoro. Ex centravanti (top della carriera nel 1959-60 la Reggiana in B, e a seguire nove stagioni in C con Legnano, Perugia nel 1963-64 quando è capocannoniere del Girone B con 17 reti, Prato, Rimini, dove chiude a 29 anni), Castagner già nel 1966, quando ancora gioca, frequenta il corso allenatori a Coverciano. Da tecnico parte dalle giovanili dell'Atalanta, e contemporaneamente è vice di Corrado Viciani, già suo allenatore nel Prato (tra il 1965 e il 1967); lì i due, nei rispettivi ruoli, avevano applicato il "gioco corto", già sperimentato da Viciani nella Ternana, i cui riflessi si sarebbero poi visti nel celebrato Perugia. Franco D'Attoma nel 1974 rileva il Perugia in B e vuole con sé Castagner, il quale al primo tentativo vince (col povero Curi, scomparso poi il 30 ottobre 1977 durante Perugia-Juventus, e il "compagno" Sollier), e porta gli umbri in A per la prima volta. Un 8° posto, due volte 6°, la Coppa Rappan vinta nel 1978, fino al clamoroso testa a testa col Milan. D'Attoma rilancia e acquista Paolo Rossi, ma il Perugia dei miracoli si spenge, a marzo esplode il Totonero, finisce un ciclo. Castagner passa alla Lazio, a sua volta retrocessa per lo scandalo, mancando la promozione in A, e nel 1982 Ramaccioni lo chiama per riportare in A il Milan. Castagner ci riesce, lancia Evani e Tassotti e pre-senta una novità tattica, il fuorigioco mascherato, che avrebbe ispirato anche Sacchi. Nella stagione successiva, quando è 8° in A, viene esonerato a 6 giornate dalla fine: si è sparsa la voce che si sia accordato per passare all'Inter. Il salto sulla panchina nerazzurra in effetti avviene qualche mese dopo: col neoacquisto Rummenigge 3° posto in campionato e semifinale Uefa persa col Real. Nel campionato 1985-86 Pellegrini lo sostituisce all'11a giornata con Mario Corso. Quindi l'Ascoli di Liam Brady e Iachini (dove, subentrando a Sensibile, vince la Mitropa Cup sedendo in panchina solo nella finale), Pescara, Pisa e il ritorno a Perugia, in C, "era Gaucci".
Tormentato il rapporto col padre-padrone del Grifo: Gaucci chiama il tecnico a sostituire Walter Novellino al termine del campionato di C 1992-93 chiuso dal Perugia al 2° posto alla pari con l'Acireale. Castagner siede in panchina in occasione dello spareggio con i siciliani, vince 2-1 il 6 giugno a Foggia, ma l'impresa risulta inutile perché la promozione viene revocata per un illecito sportivo. La conquista della B è rinviata di un anno e arriva nel 1993-94 col Perugia primo e in campo Marcello Castellini e Cristiano Lucarelli. Confermato, Castagner viene esonerato a metà della stagione successiva, sostituito dal suo secondo, Viviani. Richiamato nell'emozionante stagione 1997-98 (dopo Perotti-Bigon-Perotti), centra il 4° posto che vale lo spareggio col Torino, regolato ai rigori (Castagner esulta e, saltando dalla panchina, si rompe il tendine d'Achille). In A fa in tempo a lanciare Nakata prima di dimettersi, il 9 febbraio 1999 (per intemperanze del patron, che lo sostituisce con Boskov) e dare l'addio alla panchina nella sua Perugia.

Titolo